Sicilia in fiore
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L'artista descrive l'opera
Nella mia opera la Sicilia è questa donna centrale rappresentata come una testa di moro. Ha un turbante drappeggiato di un colore arancione molto acceso. Sulla testa fiori di Ibiscus gialli, sopra un bel nodo che ne accentua la femminilità. È una donna moderna che va al passo con i tempi, ha orecchini che richiamano le ruote dei carretti siciliani, è truccata con un rossetto rosso come il corallo che ne mette in risalto la passionalità, ha l’ombretto celeste e gli occhi sono cerulei come il cielo ad indicare come in Sicilia ci siano state dominazioni anche normanne. Lo sguardo è fermo, fisso nel guardare avanti. Attorno al volto ci sono un’infinità di rose molto colorate e tutte sbocciate a mettere in evidenza la magnificenza della nostra terra. Che dire di più? Avrei voluto far sentire il profumo di questi fiori, con i colori non si può, ma con la fantasia si.
Dettagli e dimensioni
L'opera nella cultura siciliana
Le teste di Moro sono una rappresentazione classica della Sicilia artistica. I mori ci riportano alla dominazione araba in Sicilia (IX-XI secolo). Il periodo musulmano è durato quasi due secoli ma è quello che ha lasciato l’impronta maggiore, probabilmente, nella ricchissima storia della Sicilia. Non tanto nei monumenti (veramente pochissimi) ma nella quotidianità, nell’etimologia di molte parole, nel dialetto, negli usi e costumi. I mori sono delle figure tipiche che entrano in gioco molto spesso nella cultura siciliana come ad esempio nell’Opera dei Pupi o nella leggenda delle teste di moro. Queste ultime raccontano di una leggenda nella quale una bella siciliana invaghitasi di un Arabo al tempo che questi regnavano in Sicilia (IX-XI secolo), essendo dal moro tradita, lo decapitò nel sonno ed appese la testa, come fosse un vaso, al balcone, adornandola anche con una profumata pianta di basilico che destò l’ammirazione degli ignari passanti. In un certo qual senso, gli Arabi, non se ne sono mai andati dalla Sicilia.
U carrettu siciliano è stato il mezzo di trasporto per antonomasia del popolo siciliano: sia dei ricchi che dei poveri. Fondamentalmente si tratta di una sorta di carriola in legno trainata da equini. La particolarità del carretto siciliano era data dai lati di questa struttura, le sponde, nelle quali era quasi sempre rappresentata una scena dell’Opera dei pupi, rappresentazione di marionette siciliane estremamente in voga sin dal XVII secolo (il carretto stesso nasce verso quel periodo). Inoltre, spesso il carretto era coloratissimo in tutti i suoi spazi, fossero ruote, legni laterali, aste ecc. Anche il cavallo che lo trainava, solitamente a festa, era bardato con sgargianti colori. Neanche a dirlo, la sua piu o meno opulenza artistica ne contrassegnava lo status sociale.
Photo Young Sicilian with grape, early 1900
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