Aci
€250,00
Esaurito
L'artista descrive l'opera
Collana portafortuna per la casa, della collezione Occhi ra muntagna (Occhi della montagna in italiano). Vivere sotto un vulcano, mi ha portata a scegliere materiali “viventi”: vetro, pietra lavica, metalli… e fonderli nell’alchimia dell’insieme, per rappresentare le emozioni e i sentimenti che nutrono i paesaggi dell’anima. L’Etna, la nostra amata “muntagna” (montagna in italiano), ci guarda e noi siciliani la guardiamo anche quando non si vede. La Natura che ingloba colori e forme e che si riconsegna, agli occhi e al cuore di chi la guarda riconoscendosi parte di essa. Fusione di vetro, pietra lavica (“occhio di pernice”) e metalli. Brevetto per invenzione n 01297068.
Dettagli e dimensioni
L'opera nella cultura siciliana
L’Etna, il vulcano più alto d’Europa (3300 mt slm), domina imperiosa la parte orientale della Sicilia ma è talmente enorme che si vede fino a centinaia di chilometri di distanza. Uomini di tutte le epoche ne hanno scalato la cima a partire dal filosofo agrigentino Empedocle (V a.C.) che la leggenda vuole abbia finito la sua vita buttandovisi dentro. Il toponimo (Aitna) sembra derivare da qualche parola la cui etimologia, riconduce al significato “ardere”, “bruciare”. Per gli Arabi di Sicilia (IX-XI secolo) era una montagna alta due volte e la chiamarono Mons (monte) Gebel (montagna), due volte montagna; e fino al recente passato (ma anche oggi) i siciliani la chiamavano Mongibello. Ma il suo nome siciliano per eccellenza è: “a muntagna”. Essa ha dato lavoro ai nivalori (che raccoglievano la neve, la conservavano nelle grotte del vulcano e poi la vendevano nei paesi), ai carbonai, ai raccoglitori di Ginestra (ottima per i fornai).
Quella di Aci e Galatea è una delle leggende più belle di Sicilia. Si svolge nei pressi del vulcano Etna dove vive il gigante monocolo Polifemo (quello che venne accecato da Ulisse). Esso è innamorato della ninfa Galatea che a sua volta è invaghita del pastorello etneo Aci. Furioso di gelosia il gigante scaglia degli enormi massi (gli attuali Faraglioni di Acitrezza) contro il pastorello, uccidendolo. Presi a compassione gli dei trasformarono Aci in fiume in modo da potersi unire alla ninfa Galatea.
(photo) Aci e Galatea, Nicolas Poussin (1594-1665)