A putia du zzu Alfiu
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L'artista descrive l'opera
A putia du zzu Alfiu (“la taverna dello zio Alfio”, in italiano) è stata ispirata alla forma di una antica forma di bottiglia utilizzata anticamente negli agricoltori e successivamente sulle tavole degli aristocratici siciliani come contenitore di vino pregiato. Vaso con manico e beccuccio modellato e decorato interamente a mano con le teste di moro come soggetto principale. La forma del vaso è stato realizzato interamente su tornio, per poi essere infornato. Dopodiché ceramizzato e decorato e nuovamente infornato.
Dettagli e dimensioni
L'opera nella cultura siciliana
Le teste di Moro sono una rappresentazione classica della Sicilia artistica. I mori ci riportano alla dominazione araba in Sicilia (IX-XI secolo). Il periodo musulmano è durato quasi due secoli ma è quello che ha lasciato l’impronta maggiore, probabilmente, nella ricchissima storia della Sicilia. Non tanto nei monumenti (veramente pochissimi) ma nella quotidianità, nell’etimologia di molte parole, nel dialetto, negli usi e costumi. I mori sono delle figure tipiche che entrano in gioco molto spesso nella cultura siciliana come ad esempio nell’Opera dei Pupi o nella leggenda delle teste di moro. Queste ultime raccontano di una leggenda nella quale una bella siciliana invaghitasi di un Arabo al tempo che questi regnavano in Sicilia (IX-XI secolo), essendo dal moro tradita, lo decapitò nel sonno ed appese la testa, come fosse un vaso, al balcone, adornandola anche con una profumata pianta di basilico che destò l’ammirazione degli ignari passanti. In un certo qual senso, gli Arabi, non se ne sono mai andati dalla Sicilia.
(photo) Dancing the tarantella in a Sicilian tavern