A ballerina ra muntagna
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L'artista descrive l'opera
Un giorno, dalla mia terrazza, ho visto l’Etna sbuffare e lanciare fiamme e cenere, come fa abitualmente. Ed ho visto prendere vita la sagoma di una ballerina sulle punte, nel cielo sopra “a muntagna”, come noi chiamiamo il vulcano. L’Etna, un gigante sopra le nostre teste, regala sempre queste visioni a noi che ci viviamo insieme.
Dettagli e dimensioni
L'opera nella cultura siciliana
L’Etna, il vulcano piu alto d’Europa (3300 mt slm), domina imperiosa la parte orientale della Sicilia ma è talmente enorme che si vede fino a centinaia di chilometri di distanza. Uomini di tutte le epoche ne hanno scalato la cima a partire dal filosofo agrigentino Empedocle (V a.C.) che la leggenda vuole abbia finito la sua vita buttandovisi dentro. Il toponimo (Aitna) sembra derivare da qualche parola la cui etimologia, riconduce al significato “ardere”, “bruciare”. Per gli Arabi di Sicilia (IX-XI secolo) era una montagna alta due volte e la chiamarono Mons (monte) Gebel (montagna), due volte montagna; e fino al recente passato (ma anche oggi) i siciliani la chiamavano Mongibello. Ma il suo nome siciliano per eccellenza è: “a muntagna”. Essa ha dato lavoro ai nivalori (che raccoglievano la neve, la conservavano nelle grotte del vulcano e poi la vendevano nei paesi), ai carbonai, ai raccoglitori di Ginestra (ottima per i fornai). In questa opera d’arte la sua cenere, che durante le frequenti eruzioni cade come pioggia sulle città a lei vicine (e la gente deve munirsi di ombrello), è stata eternamente “intrappolata” in una tela.
(photo): Eruption of Etna 1669, Painting of Giacinto Platania (who witnessed the event), Catania Cathedral
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